Waters e le accuse: In The Wall da sempre rappresento demagogo fascista
Accuse curiose, sorprendenti e abbastanza incomprensibili. Facile pensare al fatto che siano strumentali, perché chiunque segue, apprezza, conosce i Pink Floyd e, soprattutto, Roger Waters, è a conoscenza che attraverso The Wall ha da sempre rappresentato e condannato fascismo, nazismo e autoritarismo. Ed ha da sempre scelto un tipo di abbigliamento una volta salito sul palco.
Eppure, la polizia di Berlino, dopo il doppio concerto del 17 e 18 maggio scorsi, non ha trovato di meglio da fare che aprire una inchiesta perché anche in questa occasione, come pure in altre, in passato, più o meno recente, e un po’ in tutto il mondo, al momento di The Wall in scaletta ha indossato un trench lungo nero, con occhiali scuri e fascia rossa al braccio. “Stiamo indagando su sospetti di istigazione all’odio perchè gli abiti indossati sul palco potrebbero glorificare o giustificare il regime nazionalsocialista e disturbare la quiete pubblica”.
Curioso e piuttosto strano, a pensar male verrebbe da tornare con la mente a qualche settimana fa quando tra Waters e la Germania si era aperto un contenzioso a proposito della tappa di Francoforte del tour, che era stata cancellata perché Waters era stato accusato di antisemitismo. Addirittura.
Basterebbe leggere la sua storia, capire il suo pensiero, le sue idee, ricordare la morte del padre, per non cadere nel ridicolo. E invece….
Roger ha quindi scelto i social per replicare, con pacatezza come i toni usati.
Ecco le sue parole: “La mia recente esibizione a Berlino ha attirato attacchi in malafede da parte di coloro che vogliono diffamarmi e mettermi a tacere perché non sono d’accordo con le mie opinioni politiche e i miei principi morali. Gli elementi della mia performance che sono stati messi in discussione sono chiaramente una dichiarazione contro il fascismo, l’ingiustizia e il fanatismo in tutte le sue forme. I tentativi di ritrarre quegli elementi come qualcos’altro sono falsi e politicamente motivati. La rappresentazione di uno sfrenato demagogo fascista è stata una caratteristica dei miei spettacoli sin da “The Wall” dei Pink Floyd nel 1980. Ho passato tutta la mia vita a parlare contro l’autoritarismo e l’oppressione ovunque lo vedessi. Quando ero bambino, dopo la guerra, a casa nostra veniva spesso pronunciato il nome di Anna Frank, lei divenne un ricordo permanente di ciò che accade quando il fascismo viene lasciato senza controllo. I miei genitori hanno combattuto i nazisti nella seconda guerra mondiale, con mio padre che ne ha pagato il prezzo più alto. Indipendentemente dalle conseguenze degli attacchi contro di me, continuerò a condannare l’ingiustizia e tutti coloro che la perpetrano“.